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Facciamo tornare i turisti a Milano?

Ecco come reagire a una crisi. 

E’ la storia di chi, prima di Expo, decide di scommettere sul turismo a Milano, aprendo Room Inn, un bed&breakfast in Largo la Foppa, con servizio impeccabile, arredamento curato, colazioni fatte in casa, un terrazzo godibile ricoperto di uva americana. Con gli anni il giro dei clienti si fa sempre più solido e più affezionato, tanto da meritare il massimo dei voti nelle recensioni di settore.

A inizio 2020, nello stesso stabile, si libera un appartamento che diventa una suite da offrire ai clienti.

Il turismo a Milano, prima della quarantena, vola.

Avere un bed&breakfast, molto “glamour”, nella zona più “cool” della città è certezza di “fully booked” – detto in modo un po’ Imbruttito…

Il turismo a Milano, durante la quarantena, diventa un incubo.

Le disdette delle prenotazioni e l’incertezza di tutto il resto fanno paura e provocano angoscia. L’investimento nella nuova suite rende tutto ancora più complicato.

Dopo un primo momento di smarrimento, Giacinto Braca, chef e titolare di Room Inn, decide di reagire e segue corsi e seminari di extra alberghiero, dove capisce che un modo per farsi trovare pronti alla ripresa è quello di aumentare i servizi da offrire e differenziare l’offerta.

Decide che il terrazzo diventa un home restaurant, anche per i milanesi, per massimo 8 persone, con cucina a base di prodotti biologici forniti da piccoli produttori locali. 

Propone lezioni di yoga, di cucina, massaggi ayurvedici, visite guidate e possibilità di fare gite in barca sul lago di Como.

La quarantena diventa il momento in cui prendere i contatti, finalizzare le  collaborazioni, trovare i professionisti per ogni servizio e iscriversi alla piattaforma di home restaurant.

Nel frattempo sperimenta in cucina nuove ricette, si specializza nella panificazione, pensando alle future colazioni, ormai famose tra i clienti e nelle torte a base di marmellata fatta con l’uva del terrazzo.

Poi organizza la sanificazione, i dispenser di gel a infrarossi e le mascherine. Il fatto che la struttura abbia stanze indipendenti e lui è l’unico che ci lavora dà una certa sicurezza in termini di distanziamento sociale e un buon motivo di promozione.

Scrive ai clienti per proporre un rimborso o un voucher, tutti vogliono il voucher, segno che, nonostante le notizie che arrivano da Milano, tutti ci vogliono, prima o poi tornare. Questo fa ben sperare.

Questa settimana ha riaperto.

Lo stato d’animo è più positivo, si cominciano a intravedere dei segnali di ripresa. Si è dato un tempo per capire se e come il turismo tornerà a volare. 

Lo smarrimento iniziale e la reazione successiva hanno fatto mettere in moto i pensieri, sono venute delle idee che Giacinto ha messo in pratica, ha coinvolto altre persone, che come lui avevano preoccupazioni per il futuro, dalla loro collaborazione forse ne uscirà un servizio migliore e la voglia di non mollare.

E chissà magari altre idee e voglia di fare cose nuove.

In bocca al lupo!

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