Il progetto
“Parole in circolo in città nasce” nel 2017 nel carcere di San Vittore.
Spesso le cose che nella vita lasciano un segno nascono per caso.
Quando mi chiesero di subentrare a un progetto avviato e finanziato a San Vittore ero già volontaria in carcere da qualche anno.
Erano 100 ore da fare in sei mesi, in un reparto per me nuovo, il Centro Clinico, dove i detenuti ospitati hanno patologie da curare durante la detenzione.
Spesso le cose che nella vita lasciano un segno nascono per caso
Parole in circolo in città
Carcere di San Vittore . Milano
Dove
Carcere di San Vittore
Quando
Dal 2017
Ruolo
Responsabile del progetto
L’inizio: 100 ore in 6 mesi
Io dovevo riempire di contenuti quelle ore, partire da un nome che già esisteva “Parole in circolo” e con una certa responsabilità passare da un’attività di volontariato a un’attività lavorativa remunerata.
Dall’insieme delle mie esperienze e competenze è nato il progetto “Parole in circolo in città”.
La versione iniziale era “Parole in circolo (in città)”, con le parentesi come pretesto per dire “se poi la città non si riesce a farla circolare rimangono le parole…”
Quando si scrive un progetto nuovo si cerca di immaginare nel dettaglio l’impatto che il progetto può avere in quel contesto, ma in realtà non si riesce a prevedere tutto.
E così è stato anche per me.
La premessa era:
E questi gli obiettivi:
Dopo quella prima versione, i sei mesi sono a oggi tre anni, le ore molto più di cento, il lavoro oltre che al Centro Clinico si svolge anche al reparto dei Giovani Adulti, le parentesi sono sparite, ma soprattutto gli obiettivi si sono trasformati, perché quando si progetta con persone e ci si dà l’obiettivo di creare relazioni – ma questo l’ho capito solo dopo – succedono cose inattese, le persone e loro relazioni fanno da amplificatore a qualsiasi azione, nascono idee e pensieri che nessuno “scrittore di progetti” può prevedere.
Cos’è ora Parole in circolo in città?
È un progetto che nasce e si sviluppa in carcere, ma potrebbe vivere in qualsiasi altra organizzazione, dove le persone condividono spazio e tempo.
Il punto di partenza è l’incontro, a cui ho voluto dare da subito grande valore. È il momento in cui si crea la relazione con la persona che da fuori entra in carcere, non per impartire lezioni, ma per raccontare la propria esperienza di lavoro, attivismo e partecipazione civica, di come questo trasformi parzialmente frammenti di città e come nuove comunità si creino intorno a questo cambiamento.
Ho invitato, tra gli altri, chi ha fatto nascere giardini e orti condivisi, nuovi spazi e attività culturali, nuove forme di economia collaborativa; storie di impegno dedicato a cause in cui le persone credono e poi, con fatica e passione, fanno vivere. Esperienze da cui trarre ispirazione, pensare di replicare una volta usciti dal carcere o addirittura, in alcuni casi, realizzare dentro al carcere.
Quando non ci sono persone a raccontare, scelgo TEDX da ascoltare o articoli e testi da leggere.
Da questi momenti nascono riflessioni e ragioniamo su come concretamente possiamo agire nell’immediato, dentro al carcere, per costruire “pezzi di città” anche a San Vittore facendoci guidare da una nuova visione di partecipazione civica.
Ci ascoltiamo, e dall’ascolto escono nuovi bisogni a cui dare risposte attraverso soluzioni condivise che solo chi vive il carcere quotidianamente può trovare.
Analizziamo gli spazi e la loro possibile rigenerazione con nuove funzioni; lavoriamo sulla qualità della vita osservando le abitudini e le attività quotidiane; creiamo momenti di aggregazione, in alcuni casi, estesi anche alla città; cerchiamo risposte là dove nessuno ha mai posto domande.
Proviamo a rendere bello ciò su cui lavoriamo; prendersi cura dei propri luoghi di vita genera bellezza, che diventa difficile abbandonare al degrado.
Ognuno è operativo e si impegna secondo le proprie possibilità e conoscenze, con la consapevolezza (e anche la speranza…) di non vedere i risultati del proprio impegno, perché spesso arrivano dopo la liberazione.
Al gruppo interno di Parole in circolo in città si è affiancata una rete cittadina di contatti che comprendono istituzioni, associazioni, organizzazioni, aziende, diventate, attraverso le persone che le rappresentano, parte integrante del progetto.
Questo apporto di altre realtà comporta un’evoluzione continua, con risultati che vanno ben oltre gli obiettivi iniziali.
Parole in circolo in città, infatti, ha dimostrato di essere generativo di altri progetti, che possono svilupparsi in maniera autonoma.
Quali sono i risultati
di Parole in circolo in città a San Vittore?
Il primo giardino condiviso all’interno di un carcere; un orto tra mura e cemento; partecipazione a tre edizioni di Green Week con visite guidate ai nuovi spazi verdi; incontri musicali; concerti per Piano City e Jazzmi; avvio della raccolta differenziata; decine di incontri con altrettanti ospiti; un corso di giardinaggio; collaborazioni con istituzioni, associazioni e privati; e, soprattutto, tanti momenti di pura esistenza umana.
Il grado di complessità di un’organizzazione come il carcere è estremo. È rigido, gerarchico, chiuso. Portare cambiamento e un nuovo modo di vedere le cose è una sfida all’apparenza impossibile.
Quando però si percepisce che le nuove idee cominciano ad attecchire, i cambiamenti piano piano a prendere vita, le abitudini a cambiare e le regole a modificarsi, si ha la netta sensazione di aver percorso la strada giusta e di aver contribuito a toccare le vite degli altri e magari averle anche, un po’, migliorate.
Quello che è stato raccontato e pubblicato sul progetto
Rassegna stampa
ILARIA SCAURI,
Resp. Progetto “Parole in Circolo in Città”,
intervista di Paola Colombo